Storia su Caorle e dintorni

La storia di Caorle e le sue origini

Il ritrovamento nella frazione di San Gaetano, di un villaggio protostorico risalente all'epoca del bronzo, ha confermato l'esistenza di insediamenti in epoca preistorica nelle vicine campagne. Ma le origini di Caorle (in passato chiamata Caprulae, Bella Petronia, Insula Capritana o Caule) risalgono al I secolo a.C., come testimoniano numerosi ritrovamenti risalenti all'epoca romana, quali:

  • ara Licovia (appartenuta alla gens Licovia), un’ara funeraria in pietra calcarea ora basamento dell'altare del Santissimo Sacramento, nell'abside laterale sinistra del Duomo;
  • ara del marinaio Batola, rinvenuta nei pressi del Duomo di Caorle, attualmente custodita nel Museo di Concordia Saggitaria e risalente al I o II sec. d.C.;
  • numerosi ritrovamenti archeologici in mare, fra cui un'ancora romana in piombo, dal peso di circa 200 Kg, databile tra il II sec. a.C. ed il II. d.C., appartenuta ad una grossa imbarcazione, oggi conservata nel museo archeologico di Caorle.

In epoca romana, grazie alla sua posizione strategica vicino alla foce del fiume Livenza da cui si raggiungeva l'importante centro romano di Opitergium, Concordia e Aquileia, la città era certamente un centro di intensi traffici sia marittimi sia fluviali, come dimostra il ritrovamento nei fondali del mare di Caorle di una nave romana del I sec. d.C. che trasportava un carico di anfore contenenti probabilmente del vino.
Alcune testimonianze storiche fanno riferimento all'anno 238 d.C., quando i romani presidiarono le acque caprulane con la loro flotta navale per difendersi da Massimino.
Dopo le invasioni dei barbari che misero a ferro e fuoco Aquileia, Concordia, Oderzo, Altino e Padova e la definitiva caduta dell'Impero Romano nel 476 d.C., la laguna di Caorle diventò luogo di rifugio per gli abitanti dell'entroterra.
Questa migrazione determinò un notevole incremento della popolazione che necessitava di una struttura governativa adeguata e nel 480 d.C. fu istituito una sorta di autogoverno locale esercitato dai tribuni.
L'economia era basata sulla pesca, il commercio del sale, la coltura degli ortaggi e la fabbricazione di navi ed infatti nel 538, il Senatore Cassiodoro, Prefetto del Re Teodorico, si rivolse agli squeri di Caorle per avere dei bastimenti da trasporto.
Nel 876 d.C. l'Insula Capritana fu eretta Sede Vescovile. Intorno al 900 d.C. Caorle si affiancò alla Repubblica della Serenissima, al cui sviluppo contribuì con uomini e mezzi, come nel 1570, quando Venezia mosse guerra ai Turchi e Caorle fornì due galee con 70 marinai ciascuna.
Durante il periodo Veneziano, la città fu governata dalle assemblee democratiche del Maggior e Minor Arengo ed il suo territorio fu parte del Dogado ed era uno dei 9 distretti in cui era suddivisa l'amministrazione, governata da un podestà.
Costituiva, inoltre, uno dei 10 reggimenti in cui era suddiviso il dogado.
Il fiorente commercio dell'isola permise la costruzione della Cattedrale (1038) su una pre-esistente basilica paleocristiana, i cui resti sono conservati tutt'ora all'interno del duomo, nel museo annesso, nei giardini della canonica e del Campanile Cilindrico (1070).
Memorabile fu l'episodio, nel X secolo, del ratto di alcune donzelle veneziane ad opera dei pirati dalmati, liberate proprio sulla spiaggia della cittadina, grazie all'intervento della flotta veneziana guidata dal doge Pietro Candian II.
Nei secoli XIII e XIV, a causa delle frequenti invasioni del territorio da parte dei triestini e dei pirati per cui molte famiglie furono costrette a trasferirsi a Venezia e delle carestie e pestilenze che decimarono la popolazione, Caorle iniziò a perdere importanza rispetto alle altre città del dogado veneziano.
Nel 1379, i genovesi approdarono sull'isola e mentre tentavano di conquistare i territori della Serenissima, devastarono la città, costringendo anche i vescovi a lasciare la sede episcopale vacante.
Ormai decaduta, Caorle divenne Comune sotto il Regno d'Italia (1806-1815) di Napoleone Bonaparte, che ne ridimensionò i confini a favore di Torre di Mosto e S. Stino di Livenza.
Nel 1807, dopo mille anni, un decreto napoleonico soppresse la sede vescovile a Caorle che da Leone a Giuseppe Maria Peruzzi ospitò ben 57 Vescovi.
Nel 1818 viene soppressa la diocesi, e il territorio venne annesso al patriarcato di Venezia, perdendo così molte delle tradizioni popolari e religiose che avevano animato la vita dell'isola nei secoli precedenti.
Durante il Regno Lombardo-Veneto (1816-1866), si registrò una lenta ripresa economica, grazie ad un migliore impiego del terreno coltivabile e all'utilizzo libero del chinino, unico antimalarico allora disponibile, che risanò la laguna e permise un incremento demografico. Nel 1854 venne istituito il Consorzio Peschereccio, che univa e organizzava i pescatori locali, al fine di regolare l'attività ittica. Nel 1866 fu annessa al Regno d'Italia.

Dal Novecento a oggi

Con la disfatta di Caporetto, il territorio di Caorle divenne strategico per il fronte che combatteva sul Piave e nell'ultima offensiva del 1918 anche i caorlotti si fecero onore, tanto che il cittadino Giorgio Romiati fondò l'associazione Giovane Italia, insignita della medaglia d'argento al valor militare dopo la vittoria di novembre.
Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, si iniziarono le opere di bonifica delle paludi circostanti, che divennero zone ittiche molto ricche (valli da pesca) e terreni coltivabili e sorsero numerosi insediamenti rurali nell'entroterra che divennero importanti attività di produzione agro-alimentare, artigianale, manifatturiera, ecc.
Nel 1935 fu completata la diga del Lungomare "Sebastiano Chiarello" e l'interramento di Rio Terrà (fino al secolo scorso il centro storico di Caorle era infatti attraversato da canali, in seguito interrati).
In questo periodo si costruirono gli edifici più importanti quali le scuole elementari "Andrea Bafile", la Caserma dei Carabinieri, il Municipio Nuovo, l'ufficio di Stato civile, ecc..., fiorì il commercio ittico (c'erano circa 300 pescatori che governavano 28 bragozzi e altre 172 barche da pesca) e iniziò anche l'attività turistica mentre sulla spiaggia di ponente sorse lo Stabilimento Bagni Turchetto.
Con l'inizio del secondo conflitto mondiale, l'economia di Caorle subì un nuovo arresto a causa del divieto di pesca in mare per pericolo dei bombardamenti.
I tedeschi minacciarono di allagare, per motivi strategici, tutto il litorale per una profondità di 10 chilometri ma l'allarme rientrò inaspettatamente, e ancor oggi i caorlotti, a memoria di un voto emesso il 2 gennaio 1944, attribuiscono il merito all'intercessione della Madonnina del Mare.
Dagli anni '60 aumentò il numero di turisti dando inizio ad una nuova economia basata prevalentemente sul turismo.
La laguna di Caorle fu frequentata fra gli anni '50 e '60 anche dal grande scrittore americano Ernest Hemingway, ospite del veneziano barone Raimondo Franchetti, che in questo angolo di natura selvaggia trovò ispirazione per il suo famoso romanzo "Di là del fiume e tra gli alberi".
Per fronteggiare le nuove esigenze urbanistiche, si intrapresero una serie di opere pubbliche, quali l'asfaltatura di strade e piazze, la pavimentazione dei marciapiedi e dei campielli, la costruzione di complessi alberghieri nelle spiagge di levante e di ponente e del Campeggio Santa Margherita.
Negli anni '70 nacque Porto Santa Margherita, un comprensorio nautico-residenziale, con una darsena molto capiente.
Oggi Caorle, con Porto Santa Margherita, Duna Verde e la recente Lido Altanea, pur essendo diventata un moderno centro turistico conosciuto in tutta Europa, ha conservato le originali caratteristiche di borgo di pescatori, legato alle antiche tradizioni, che affascina il turista con la sua storia, i suoi colori e i suoi sapori.